domenica 29 giugno 2014

Asmara

L’Asmara passa nel canale navigabile di Taranto (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net)

Nave frigorifera e distillatrice da 6850 tonnellate di dislocamento, lunga 138,6 metri e larga 17,1, pescaggio 10,8 metri, velocità 12-12,5 nodi.

Breve e parziale cronologia.

23 dicembre 1914
Varato nei cantieri Russell & Co. Ltd. di Greenock/Port Glasgow (Kingston Yard) come piroscafo frigorifero Meissonier (numero di cantiere 673).
1915
Completato come piroscafo frigorifero Meissonier da 7192 (poi 7206) tsl e 4490 tsn, per la Lamport & Holt Ltd. di Liverpool. Ha quattro gemelli: Memling, Millais, Moliére e Murillo.
Impiegato nel trasporto di carne refrigerata dall’Argentina a Londra.
1917
Assegnato alle linee per l’Oriente, mantiene il suo comandante (capitano Hammond) e gli ufficiali, ma i marinai britannici e spagnoli vengono rimpiazzati da un equipaggio cinese.
1919-1922
In servizio sulla linea Le Havre-Anversa-Liverpool-New York.
Settembre 1920
Entra in collisione, nel Mar d’Irlanda, con il piropeschereccio William Wilmot, causandone l’affondamento.
1929 o 1930
Trasferito, insieme a Moliére e Murillo, alla Nelson Line Ltd. – Nelson Steam Navigation Company di Liverpool, che, come la Lamport & Holt, fa parte del gruppo Royal Mail Steam Packet Company. I tre piroscafi, che mantengono invariati i loro nomi, divengono le uniche navi della Nelson Line il cui nome non abbia il prefisso “Highland”.
Maggio 1930
A bordo del Meissonier il capitano A. J. Quayle, durante la navigazione con tempo avverso, cade fuoribordo e scompare in mare.
1932
Con il crollo finanziario della Royal Mail Steam Packet Company Ltd., la compagnia sorta al suo posto, la Royal Mail Lines Ltd. di Londra, rileva le navi sia della Royal Mail Steam Packet Company che delle sue controllate come la Nelson Line. Il Meissonier entra così a far parte della flotta della Royal Mail Lines Ltd. e viene ribattezzato Nasina (Moliére e Murillo diventano rispettivamente Nela e Nalon).
1935
Acquistato dalla Regia Marina e trasformato in trasporto militare, attrezzato come nave frigorifera e distillatrice. 

La nave quando portava il nome di Nasina (da www.wrecksite.eu)

14 giugno 1935
Iscritto nel ruolo del naviglio da guerra dello Stato, categoria navi sussidiarie, con il nome di Asmara.
20 giugno 1935
L’iscrizione nel ruolo del naviglio da guerra dello Stato viene temporaneamente sospesa: l’Asmara viene dato in gestione alla Società Anonima Cooperativa di Navigazione Garibaldi, con sede a Genova.
24 gennaio 1938
Nuovamente e definitivamente iscritto nel ruolo del naviglio da guerra dello Stato.
7-9 aprile 1939
L’Asmara, inquadrato nel IV Gruppo Navale (al comando dell’ammiraglio di divisione Oscar Di Giamberardino) insieme agli incrociatori leggeri Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi, ai cacciatorpediniere Freccia e Baleno, alle torpediniere Alcione, Airone, Aretusa ed Ariel, alle navi cisterna-sbarco Scrivia e Sesia, alla cisterna Garda ed alla motonave Marin Sanudo, partecipa all’occupazione di Santi Quaranta durante le operazioni per l’invasione dell’Albania (Operazione «OMT»).
10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia, l’Asmara è tra le navi ausiliarie a disposizione dello Stato Maggiore della Marina, senza una particolare assegnazione.
Quale nave frigorifera, verrà impiegata per il trasporto e la conservazione di derrate alimentari, passando lungo tempo stazionaria nel Dodecaneso, ormeggiata come deposito galleggiante di carne congelata a Lero, al comando del capitano di fregata di complemento Natale Russo, un capitano mercantile richiamato. Il tenente commissario Merolla, che gestisce gli approvvigionamenti a Lero, farà anzi dell’Asmara il frigorifero principale della guarnigione dell’isola.
Dicembre 1940
L’Asmara, ormeggiata a Lero carico di carne congelata per la guarnigione dell’isola, “ospita” temporaneamente a bordo gli uomini della X Flottiglia MAS coinvolti nella preparazione dell’attacco con barchini esplosivi alla baia di Suda, che si concretizzerà il successivo 26 marzo (portando al semiaffondamento dell’incrociatore pesante York e della cisterna Pericles).
Dicembre 1941
Di nuovo l’Asmara, ancorato nella baia di Parteni (Lero), ospita gli uomini della X MAS in procinto di partire per una nuova e vittoriosa missione: questa volta la «G.A. 3», l’attacco ad Alessandria nel quale verranno poste fuori uso le corazzate Queen Elizabeth e Valiant oltre alla cisterna Sagona ed al cacciatorpediniere Jervis. Il 13 dicembre giunge a Parteni il sommergibile “avvicinatore” Scirè, il cui comandante, CF Junio Valerio Borghese, tiene una riunione sull’Asmara insieme agli incursori della X MAS, per valutare la situazione alla luce delle ultime informazioni; il 14 gli uomini della X MAS trasbordano sullo Scirè, che lascia poi Lero per attaccare la base di Alessandria.
 
Il Nasina entra in porto a rimorchio (da http://www.benjidog.co.uk/allen/Images/Images%20R/R_MAIL36.jpg)

L’affondamento

Alle 5.15 del 10 agosto 1943 l’Asmara lasciò Taranto diretto a Bari, scortato dalla vecchia torpediniera Francesco Stocco. La sera dello stesso 10 agosto, al largo di Brindisi, il piccolo convoglio venne avvistato dal sommergibile britannico Unshaken, al comando del tenente di vascello Jack Whitton, che lanciò una salva di siluri contro l’Asmara: alle 18.20 (18.12 per le fonti britanniche; 18.00 per altra fonte) il trasporto fu colpito a poppa da un siluro, che causò danni di estrema gravità, aprendo un grosso squarcio ed immobilizzando la nave. Mentre il trasporto iniziava a sbandare, l’equipaggio lo abbandonò. La Stocco contrattaccò bombardando l’Unshaken con 20 bombe di profondità nell’arco di venti minuti, senza però riuscire a danneggiarlo, a causa dell’inaccuratezza dei lanci.
Senza più nessuno a bordo, l’Asmara andò alla deriva in direzione della costa prima di incagliarsi non lontano dalla riva. Resistette per un altro giorno, poi, verso le 14.30 dell’11 agosto, si rovesciò ed affondò nel punto 40°44’ N e 18°03’ E, tre miglia ad est di Brindisi (per altra fonte 2,8 miglia ad est del faro delle Pedagne, all’imboccatura del porto di Brindisi).
Dopo essersi allontanato dalla zona a seguito dell’attacco, l’Unshaken tornò sul posto ed osservò l’Asmara capovolgersi prima di affondare. (Secondo altra fonte, l’Asmara venne portato all’incaglio nel tentativo di salvarlo, e si capovolse ed affondò l’11 agosto).
Dei 157 uomini che componevano l’equipaggio dell’Asmara, due persero la vita (il marinaio Vittorio Carcerieri, il cui corpo fu recuperato, ed il marinaio fuochista Enrico De Martino, che venne invece dichiarato disperso) e dodici rimasero feriti.

Nel dopoguerra, a partire dal 1945, il relitto dell’Asmara venne in larga parte smantellato dai palombari brindisini Domenico e Giovanni Barretta, per recuperarne il metallo. I due fratelli Barretta, lavorando 18 ore al giorno ed avvalendosi del supporto di un trabaccolo e del grosso pontone a bigo fisso Tenax, con il finanziamento dell’industriale bresciano Cucchi (che anticipò ai Barretta 40 milioni di lire, chiedendo in cambio una quantità del ferro recuperato dal valore pari a quello del finanziamento), demolirono gran parte del relitto, e, grazie all’ipervalutazione del ferro causata dalla guerra di Corea, poterono guadagnare a sufficienza da acquistare un rimorchiatore e fondare un’impresa addetta ai salvataggi. Molti anni più tardi, uno dei nuovi rimorchiatori dell’ormai fiorente ditta Barretta avrebbe proprio ricevuto il nome di Asmara (unica unità della flotta Barretta a non portare il nome di un membro scomparso della famiglia), in ricordo dell’impresa che aveva permesso la nascita della società.
Della nave resta oggi solo lo scheletro, ordinate e lamiere contorte che si levano dal fondale sabbioso a 18 metri di profondità. Il relitto è stato individuato Stefano Maghelli, del Dive Center Aquademia.

L’Asmara (dal manuale di riconoscimento ONI 202 – Italian Naval Vessels dell’US Navy)


The Mammoth Book of the Deep

3 commenti:

  1. http://www.altomareblu.com/r-n-araxos-prima-puntata/

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  2. i nominativi dell'equipaggio quali sono?

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    1. Se esiste ancora, l'elenco si trova all'archivio dell'USMM a Roma.

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